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di Cédric Kahn, con Charles Berling, Sophie Guillemin, Arielle Dombasle, Robert Kramer
(Francia, 1998)
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La Noia, intendo il romanzo di Moravia, ha significato troppo - a torto, o a ragione; ma è un altro discorso - per un'epoca, un territorio, una generazione perché una domanda non venga spontanea visionando il film di Cédric Kahn: ma dov'è finita? Perché non si tratta tanto, in L'ENNUI, dell'avere sostituito la Roma dell'inizio anni sessanta con la Parigi contemporanea. Oppure di aver proposto un intellettuale francese invece di un alto borghese italiano, con tutto ciò che comporta in differenza nei rapporti con il sesso. Quanto di aver sostituito quest'ultimo, l'ossessione per eccellenza, al concetto di noia (esistenziale?) che permeava il romanzo di Moravia. Da cui un senso spiacevole di trovarci di fronte ad un film di qualità, ma datato: siamo proprio certi che in questa fine millennio una coppia reagisca come quella de L'ENNUI nei confronti dell'atto sessuale (o, se preferite, della passione amorosa)? È nella prima mezz'ora, che il film sorprende: proprio perché i due ottimi protagonisti sembrano reagire ad una forma di indifferenza, di noia esistenziale, a suo modo provocatoria ed interessante. Poi, una volta non tanto consumato l'atto, ma avviato quel processo degenerativo a me pare che tutto diventi scontato, non solo ripetitivo (che, certo, fa parte del gioco) ma terribilmente prevedibile. Certo, la presenza di quella sorprendente incarnazione boteriana che è Sophie Guillemin, il corpo massiccio, indifferente ma pure aggressivo, poiché egualmente passivo ed eroticamente allusivo basterebbe a giustificare il film. Come la giustezza di tono di Berling e della Dombasle, l'aver smussato il dramma in una quasi comicità di situazione, l'attenzione per quanto succede attorno modernizza il tutto: ma come toglierci il dubbio sulla giustezza comportamentale...
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Il film in Internet (Google)
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Per informazioni o commenti:
info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch
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capolavoro
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